Covid, la scuola è davvero sicura? Cosa sappiamo in base all’ultimo rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Con il decreto del 5 gennaio, il governo cede alle pressioni di molti Presidenti di Regione e dispone il rinvio della riapertura delle scuole superiori all’11 gennaio. Originariamente il ritorno in classe per la didattica in presenza al 50% era fissato al 7 gennaio. Di fatto tutti si interrogano su una domanda chiave: la scuola è sicura o deve essere considerata come un luogo a rischio per l’emergenza Covid?
Il paradosso della chiusura delle scuole
In questi mesi di emergenza sanitaria abbiamo sentito tantissime voci, opinioni e anche speculazioni sulla scuola. Il dato di fatto è che sin dalla prima ondata la scuola ha pagato un prezzo elevatissimo. Anche in occasione della seconda ondata, nonostante il parere degli esperti, che consideravano la scuola un luogo sicuro, proprio gli studenti sono stati costretti a fare nuovamente ricorso alla didattica a distanza. Restrizione che ha interessato quasi esclusivamente gli studenti delle superiori, quelli considerati più maturi e pronti per la Dad. Ma anche quelli che in piena formazione, necessitano di un supporto costante e ravvicinato. Che la Didattica a distanza ad oggi non garantisce. Purtroppo. Quindi le scuole superiori rappresentano il paradosso della situazione. Le scuole non sono considerate un luogo a rischio per il Covid ma restano chiuse. Ci soffermeremo sui motivi in seguito. Ora torniamo alla domanda iniziale: le scuole sono sicure per il Covid?
Covid, la scuola è davvero sicura?
Per correttezza e onestà intellettuale dobbiamo fare riferimento a quelle che sono le indicazioni scientifiche. Isolandoci quindi dalle voci della politica, risaliamo al parere dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’Iss ha pubblicato un nuovo rapporto sul livello di sicurezza delle scuole. Lo studio prende in considerazione l’andamento epidemiologico a livello nazionale in età scolare, quindi tra i 3 e i 18 anni. Lo studio analizza il periodo dal 24 agosto e il 27 dicembre 2020.
“Allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato“, si legge nel rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità. Nello stesso rapporto però si evidenzia come al momento non sono chiari gli effetti della chiusura e della riapertura delle scuole sulle “dinamiche epidemiche“.
Numeri alla mano, tra il 31 agosto e il 27 dicembre nell’ambiente scolastico sono stati registrati 3.173 focolai. Parliamo del 2% di quelli registrati a livello nazionale.
Perché chiudono le scuole?
Ma se le scuole sono apparentemente sicure, perché chiudono? I motivi devono essere rintracciati in tutto quello che comporta la riapertura delle scuole superiori. La didattica in presenza per i ragazzi delle superiori comporta un automatico aumento degli spostamenti. Inoltre molti ragazzi si muovono con i mezzi pubblici. Aumenta quindi la pressione sul trasporto pubblico locale, che a settembre non è stato in grado di reggere l’onda d’urto, e aumentano i contatti tra persone non conviventi. Aumentano quindi le probabilità di trasmissione del virus. Il problema non sarebbe quindi la scuola in sé e quello che succede all’interno degli istituti, quanto l’effetto domino innescato dalla didattica in presenza.